La geolocalizzazione, originariamente sviluppata come tecnologia a uso militare e oggi parte integrante della vita quotidiana, ha trasformato radicalmente il rapporto con lo spazio pubblico. Partendo da questo presupposto, il libro esplora la genesi e l’evoluzione dei locative media, forme di comunicazione digitale legate alla posizione geografica, analizzandone la metamorfosi in uno strumento di mediazione artistica emerso parallelamente ai primi utilizzi civili del tracciamento satellitare. La tendenza si consolida nei primi anni Duemila come risposta post-desktop alla net art, sfruttando il potenziale performativo delle reti mobili. Ricevitori e dispositivi personali ridefiniscono l’idea stessa di spazio di vita, modulando la percezione di scala tra distanze geografiche e rappresentazione mediata del territorio; un ambito in cui si aprono riflessioni sul corpo dell’artista come elemento attivo di misurazione, connessione e mappatura critica di sistemi di controllo.
Paolo Berti insegna Digital and Public Art all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Presso lo stesso dipartimento di Studi Umanistici, fa parte del Venice Centre for Digital and Public Humanities (VeDPH). I suoi interessi di ricerca si concentrano principalmente sulle relazioni tra creatività, media digitali e società delle reti. Ha conseguito il dottorato in Storia dell’arte a Sapienza Università di Roma.