La giovane protagonista di questo romanzo vive a Roma e ha origini abruzzesi. Ha una bella casa, un uomo che la ama e con il quale, grazie al quale, ha costruito una vita piacevole, agiata, di grandi ideali di sinistra. La giovane donna protagonista, soprattutto, ha delle ambizioni. Desidera lavorare in un mondo nel quale le parole diventino cose che, come oggetti e strumenti, rallegrino, costruiscano, arredino la vita. La seconda ambizione, dβabbrivo piΓΉ nascosta, ha a che fare con i sogni, una rappresentazione di sΓ©, lβansia di futuro: la giovane donna protagonista desidera un figlio. E lo vuole dal suo compagno. Che nicchia, non dice no, ma antepone il suo lavoro di avvocato di successo per i diritti degli ultimi. La donna dirige un festival di letteratura e incontra un deputato abruzzese con il quale dovrebbe lavorare per LβAquila. Il compagno della donna Γ¨ biondo, alto, ricco, di sinistra, e il deputato Γ¨ piccolo, bruno, di origini contadine e di destra. Se la donna e il deputato si amino non Γ¨ interessante, Γ¨ interessante invece che la donna e il deputato comincino una storia che porterΓ ciascuno a doversi confrontare con una nuova vita. Se questa nuova vita si realizzerΓ o resterΓ in potenza non Γ¨ interessante, Γ¨ interessante che quello che sembra stabilito si riveli provvisorio. Con una scrittura esatta, matura, spregiudicata fino a diventare struggente, Annalisa De Simone ci racconta ciΓ² che accade quando si sceglie di vivere, invece di portare avanti una vita anche se questa vita non ci corrisponde piΓΉ. Nessuno sa cosa sia una madre, sembra dirci De Simone, che quella madre i figli li abbia fatti oppure no.