Estratto: «Sai, a volte mi chiedo che senso abbia tutto questo» disse osservando l'astro calare dietro la linea curva dell'orizzonte, «I giorni si susseguono senza uno scopo, senza un fine ultimo. Abbiamo perso il significato della parola vivere e ci accontentiamo di sopravvivere su di una scacchiera traballante. Pedine ignare di avere torri pronte a caderci sopra, Re e Regine in marcia su cavalli infuriati, alfieri inconsapevoli, lo stemma così orgogliosamente lasciato danzare nel vento stenderà veli pietosi sopra ciò che potremmo essere se solo volessimo».
Marco D’Abbruzzi nasce a Roma il 1° maggio del 1982. Fin da piccolo fumetti e libri sono amici sinceri e compagni d'avventura che lo conducono nel periodo dell'adolescenza vissuta fra gli accanimenti dei soliti bulli e gli impegni nel sociale. La scrittura diventa, in quel momento cruciale della vita, uno sfogo personale, il punto d'inizio per un percorso d'introspezione e presa di coscienza che comporterà lo sviluppo della sua spiccata sensibilità e vorace curiosità. Scrivere diventa per lui terapeutico; il modo per mettere in ordine la marea di pensieri, frustrazioni, speranze e illusioni. Col tempo, le crude esperienze e le notevoli ricerche socio-culturali, la scrittura diventa una costante, un fremito che corre dalla mente alla mano esplodendo sul foglio raccontando non solo se stesso ma soprattutto il mondo che lo circonda. Questo nuovo modo di vedere e vivere la sua passione favorisce un cambiamento interpretativo nell’utilità dello scrivere che si presenta d’ora in poi non solo come una forma di sfogo ma anche di comunicazione con gli altri. Questo inaspettato input ha dato origine alla ricerca accurata e personale del suo stile narrativo che rende vivide le immagini descritte e le caratteristiche psicofisiche dei personaggi, aiutando il lettore a entrare senza sforzo nel mondo narrato dai romanzi.