Frequentemente presente al cuore di quell’esperimento estremamente moderno che è la pratica di programmazione di ciné-club e sale specializzate che negli anni Venti spuntano come funghi nelle maggiori città europee, il film scientifico si trova in quegli anni a essere anche investito di un ruolo cruciale nella costruzione dell’avanguardia cinematografica.
è soprattutto in virtù delle tecniche speciali che sviluppa – ralenti e accelerato, microcinematografia e riprese subacquee – che esso può arrivare a rivendicare un suo posto nella riflessione sulla specificità del medium, catalizzando la formazione di alcuni concetti chiave delle teorie estetiche dell’epoca.
Perché l’avanguardia è così magneticamente attratta dal film scientifico?
Maria Ida Bernabei ha conseguito il dottorato in Cultura Visuale ed Études Cinématographiques presso le università Iuav di Venezia e Paris 8, dopo una formazione in storia dell’arte tra gli atenei di Bologna e Venezia. Ha precedentemente lavorato sui documentari italiani del regime (La linea sperimentale. Un percorso di ricerca attraverso quarant’anni di cinema documentario italiano, 2013), e i suoi saggi sono apparsi in collettanee e riviste italiane e internazionali quali “1895”, “Cinéma & Cie”, “Immagine. Note di storia del cinema” e “Fata Morgana”. Attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Udine.