"Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima." Quando nel 2007 Padoa-Schioppa rilasciÃē questa dichiarazione, furono in molti, a destra come a sinistra, a storcere il naso. Eppure, che ci piaccia o meno, aumentare la pressione fiscale ÃĻ da sempre la ricetta italiana per tentare di far quadrare i conti. Il gioco al rialzo prosegue ininterrotto dalla nascita della Repubblica, ma dalla fine degli anni Ottanta ha preso un ritmo tale da immobilizzare il Paese. Al tempo stesso, per racimolare consensi, i governi hanno alimentato a dismisura il debito e la macchina della spesa pubblica, dando vita a un circolo vizioso che ci ha progressivamente messi in ginocchio. Oggi che la crisi ha svelato le nostre debolezze, le conseguenze di questo stillicidio economico sono evidenti in modo drammatico: peggioramento del tenore di vita, disoccupazione giovanile, indebolimento dello Stato sociale. Pagare si deve, su questo non c'ÃĻ dubbio, ma una classe politica responsabile deve capire chi e quanto tassare. L'Italia in questo ha storicamente dimostrato una miopia bipartisan: nÃĐ la destra nÃĐ la sinistra hanno capito che per rilanciare un Paese bisogna dare ossigeno a chi produce, riducendo tasse gravosissime come l'Irap, un balzello che da solo ÃĻ in grado di scoraggiare chi crea ricchezza. Non ÃĻ un caso che il Sud, dove l'evasione ÃĻ piÃđ alta, cresca piÃđ del Nord. Uomo di sinistra, liberale e riformista convinto, Luca Ricolfi esprime in questo libro tutto il suo dissenso nei confronti di una classe politica che si ÃĻ fatta eleggere promettendo meno tasse e che invece ha ripiegato su interventi di contenimento come la recente manovra di ferragosto, il canto del cigno di un governo che non vuole fare i conti con la realtà .