Per lunghi anni, mentre ÂĢle autorità politico-religioseÂģ erano ÂĢriunite in conclave estetico, per decidere se la letteraturaÂģ fosse ÂĢfatua o semplicemente criminosaÂģ, Giorgio Manganelli esplorÃ˛ instancabilmente quella che qui viene definita ÂĢsostanza notteÂģ â da non confondere con la ÂĢnotte accidentaleÂģ che tutti conosciamo, ÂĢcosa senza paragone diversaÂģ. Una notte integra e compatta, che ha ÂĢforma di parallelepipedoÂģ e non si lascia ÂĢledereÂģ; una sostanza che, sebbene molti vi riconoscano un ÂĢmuro di tenebreÂģ e una ÂĢpiaga senza storiaÂģ da abolire senza esitazione, pur sempre riesce ad attirare dentro di sÊ taluni che le si rivolgono nella speranza di poterla modificare. Costoro a volte finiscono addirittura per invaghirsene e infettarsene, fino a diventare ÂĢdei notturni periferici, inetti a vivere allâinterno di quella notte compatta, e repugnanti a perdurare nel nostro mondo della notte accidentaleÂģ. A questi esseri, fra i quali vanno annoverati molti dei suoi lettori, Manganelli consegnava cronache e notizie della terra cimmeria in cui ormai costantemente soggiornava, perseguendo unâequa distribuzione di forme: dai travolgenti corsivi destinati alla prima pagina dei quotidiani ad ardue costruzioni in forma di libro, sempre tese al punto dove ÂĢquello che viene scritto è il nullaÂģ. In una zona appartata, e solo in rari casi mostrandosi al pubblico, si accumularono anche dei racconti, di cui qui presentiamo unâinedita e folta silloge corrispondente a un progetto tracciato dallâautore. Questa raccolta di sedici racconti (di cui quattordici inediti) recupera un progetto di libro al quale Manganelli lavorÃ˛ fra il 1979 e il 1986.