L’uomo nella cuccetta n. 10

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Nella produzione di Mary Roberts Rinehart, la più importante giallista statunitense della prima metà del ’900, due opere spiccano in particolare: il romanzo d’esordio, La scala a chiocciola (1908) e il successivo L’uomo nella cuccetta n. 10 (1909). Quest’ultimo, secondo molti il suo capolavoro, è un classico del delitto in treno. A bordo della carrozza Ontario, un giovane avvocato sta tornando da Pittsburgh a Washington per portare importanti documenti in grado d’incriminare un astuto falsario. Quando è ora di coricarsi, trova nella sua cuccetta, la n. 10, un ubriaco profondamente addormentato, così si distende su quella accanto. Ma il mattino dopo, al risveglio, scopre che i documenti sono scomparsi e gli abiti che aveva riposto con cura la sera prima sono stati sostituiti con quelli di un altro. Non solo: l’uomo nella cuccetta n. 10 non è più ubriaco, è morto... assassinato. Con questo e con il precedente libro, la scrittrice inventò un nuovo tipo di romanzo poliziesco, che diede origine a una vera e propria scuola, nel quale il centro dell’interesse non era più il processo investigativo, ma il mistero in sé e i personaggi, gente comune vittima di terribili circostanze. La carriera letteraria di Mary Roberts Rinehart, che si protrasse per quasi mezzo secolo, fu così ricca di successi che per parecchi anni fu l’autore più pagato d’America.

Par autoru

Mary Roberts Rinehart (1876-1958), nata a Pittsburgh, in Pennsylvania, cominciò a scrivere nel 1903. I risparmi di casa erano stati spazzati via da cattivi investimenti e occorreva trovare il modo d’incrementare le entrate. La vendita del primo racconto le fruttò 34 dollari e la spinse a continuare su quella strada; dai racconti ai romanzi il passo fu breve e ben presto la Rinehart conquistò un impressionante seguito di pubblico. Nel momento della sua massima popolarità, a cavallo tra il ’20 e il ’40, nemmeno il suo contraltare inglese, Agatha Christie, riusciva a tenerle il passo. Estremamente prolifica, era in grado di scrivere fino a 10/12 pagine al giorno (tutte rigorosamente a mano, non si servì mai di una macchina da scrivere) totalizzando, a fine carriera, più di cinquanta romanzi. Narrati quasi sempre in prima persona da personaggi femminili coinvolti in situazioni di pericolo, i suoi libri hanno mantenuto inalterata nel tempo la loro freschezza, e non a caso sono tuttora regolarmente in vendita negli Stati Uniti. Tra i tanti meriti della Rinehart c’è anche quello, curioso, di essere stato il primo autore a scrivere un giallo nel quale il colpevole è il maggiordomo.

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