Jerusalem Suite

Neri Pozza Editore
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C’è un luogo, l’American Colony di Gerusalemme, che è sempre stato sulla prima linea del conflitto arabo-israeliano. Non è solo un albergo storico e di fascino. Nato quasi 150 anni fa nella vecchia casa di un effendi, culla d’una piccola colonia di presbiteriani americani, il Colony, sul limite fra l’Est e l’Ovest, ha sempre cercato d’essere un luogo di neutralità, di dialogo, d’incontro fra cristiani, ebrei, musulmani. Il libro è la storia di questo albergo. Raccontato attraverso i suoi personaggi, le sue stanze, gli eventi che l’hanno abitato. Fu un lenzuolo del Colony, usato come bandiera bianca, a sancire la fine della dominazione ottomana. Qui venivano Lawrence d’Arabia a rifugiarsi e Churchill a ridisegnare il Medio Oriente, Selma Lagerlöf a scrivere il suo romanzo da Nobel e Mark Twain a riposarsi. Nel 1948 da questi tetti si sparavano la Legione Araba e la Banda Stern. Durante le guerre dei Sei giorni e del Kippur in questa reception bivaccavano i giornalisti di tutto il mondo. In questi giardini giocava un piccolo Rudolf Hess, futura anima nera della Shoah, e nella camera 16 ci furono le prime trattative per gli accordi di Oslo. Qui alloggiava Tony Blair quand’era inviato per la Cisgiordania e Gaza e qui passava John Kerry, dopo gli incontri con Netanyahu. Il Colony è ancora oggi una piccola Palestina nella Gerusalemme occupata, dove molti leader palestinesi non mettono piede, e insieme un pezzo d’Israele che pochi politici israeliani frequentano. Una terra di nessuno e di tutti. Plato Ustinov vi piantò due palme della pace più volte incendiate e poi ripiantate dal nipote Peter. Durante le intifade, il Colony era una fortezza sicura: un rigido statuto fissa le quote “etniche” dei camerieri che vi possono lavorare, e per questo nessuno l’ha mai attaccato. Il Colony ha visto ventun guerre, trenta piani di pace, ventidue accordi, ottocento risoluzioni Onu. L’autobiografia di tre religioni, due popoli, una città. «Qualcuno dovrebbe davvero raccontare la storia di questo luogo». The New York Times «Il Signore Iddio divise tutta la bellezza in dieci parti: ne consegnò nove a Gerusalemme e una al resto del mondo. Poi divise anche il dolore in dieci parti e di nuovo ne assegnò nove a Gerusalemme e una al resto del mondo». Talmud di Gerusalemme, Kiddushin 49b

著者について

Francesco Battistini è un inviato del Corriere della Sera. Da quasi trent’anni scrive prevalentemente di Balcani, di Europa dell’Est, di Medio Oriente, di Nord Africa. È stato corrispondente da Gerusalemme e inviato d’area a Tunisi. Ha coperto a lungo una quindicina di conflitti e di crisi internazionali, dall’Afghanistan all’Iraq, dall’Ucraina a Gaza, da Cuba alla Libia. Per i suoi reportage ha ottenuto diversi riconoscimenti, fra questi Il Premiolino e il Premio Saint-Vincent di giornalismo, ed è stato finalista allo European Press Prize. È coautore di Che cosa è l’Isis (Fondazione Corriere della Sera) e di Maledetta Sarajevo. Viaggio nella guerra che ha sconvolto l’Europa (con Marzio G. Mian, Neri Pozza 2022, beat 2024) e autore di Fronte Ucraina. La guerra che minaccia l’Europa (Neri Pozza 2022)

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