Dante: Lo spazio e il patire

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Un Dante inusuale? No. Si viaggia per abitare ciò che pensiamo di dover scoprire. Non riscoprire. E invece ci si trova di fronte a un mosaico che, sia sul piano percettivo che su quello della ricerca in virtù di intuizione, era già dentro il nostro esistere umano, culturale, filosofico, rappresentativo.
Dante è, dunque, un mosaico. Tra il patire e lo spazio. Il mosaico ha il tempo dell'infinito e il patire è il semi cerchio del male - dolore. Lo spazio cerca il bene nel cerchio sopra detto.
L'itinerario non è complesso. È sezionato in una omogenea visione in cui il pensiero ha la metafisica dell'ombra. Non della luce.
L'ombra accompagna sempre. La luce ha le sue accoglienze e i suoi tramonti. L'ombra è costante. Ci vorrà il silenzio per restare dentro le pagine. Poi sarà oltre. Lo stesso divino si confronterà con l'ombra. Da un raggio divino, che non è raggio di luce, ci si inoltra nello spazio delle parole.
Dante è un Pensiero. Va al di là del bene e del male con il tremore del patire come conoscenza e dell'ombra come eterno spazio dove poter addentrarsi nei destini che lacerano la storia.
Questo mio Dante, con il quale prosegue (e proseguo) il mio cammino, non smette di restare incompiuto.
Così sarà sempre per ogni libro vivo.

Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all'Estero, è presidente del Centro Studi “Grisi”.
Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", “Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "L’ultima primavera", “E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi"). Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D'Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro. Numerosi sono i suoi testi sulla letteratura italiana ed europea del Novecento.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e si considera profondamente mediterraneo. Ha scritto, tra l'altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo", giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra lingua.

A cura di Stefania Romito

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