Torna in libreria, in unโedizione a cura di Benedetta Centovalli, con una nota di Nicoletta Leone e unโappendice critica, una delle opere piรน significative di Maria Corti, figura centrale della cultura italiana del Novecento. Cantare nel buio, la cui prima stesura risale al 1948, รจ un esordio ritardato di piรน di quarantโanni quando esce la prima volta nel 1991 e questo forte slittamento temporale si veste di giallo nel cercare di capirne le ragioni alla luce di documenti e di diverse stesure conservate. Al centro dellโindagine la vocazione narrativa dellโautrice, il suo bisogno di narrare, quel volere essere prima di tutto scrittrice. Cantare nel buio racconta la vita quotidiana di una piccola comunitร di lavoratori pendolari nella Lombardia dellโimmediato dopoguerra, costretti a viaggiare in treni fatti di carri bestiame verso la cittร e la fabbrica nella speranza di unโesistenza migliore. ร lo stesso viaggio che lโautrice faceva, negli anni della sua vita di pendolare tra Milano e Chiari, dove era insegnante al ginnasio. Narrando le storie dellโultima generazione di antichi Longobardi, Maria Corti salva quel mondo povero e tragico dalla cancellazione della Storia a cui sarebbe condannato. E di stesura in stesura quel racconto operaio si trasforma in favola antropologica, dando voce al โmondo barbarico e surrealeโ dellโirripetibile protopendolarismo padano, e allontana il romanzo dalla poetica neorealistica del tempo in cui era stato concepito. Gli amori, le vendette, le gelosie, hanno come protagonisti personaggi che incarnano ora un mondo contadino in estinzione, ora quello razionale e urbano della fabbrica e della giustizia sociale, ora una dimensione piรน fabulosa, trasgressiva e arcaica dellโimmaginazione. A tessere le gesta e i sentimenti di tutti, una voce anonima e disincarnata, che accompagna i personaggi in un viaggio nella lingua e nel tempo, verso la memoria e verso il futuro.