Accabadora

· Giulio Einaudi Editore
4,4
100 recensioni
Ebook
176
pagine
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Informazioni su questo ebook

Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge». E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia la morte.
D'altra parte, «non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada».

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno.
Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come «l'ultima». Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. «Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fill'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia».
Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte.
Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.
La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull'orlo del precipizio, ha le sue regole e i suoi divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi. La comunità è come un organismo, conosce le proprie esigenze per istinto e senza troppe parole sa come affrontarle. Sa come unire due solitudini, sa quali vincoli non si possono violare, sa dare una fine a chi la cerca.
Michela Murgia, con una lingua scabra e poetica insieme, usa tutta la forza della letteratura per affrontare un tema così complesso senza semplificarlo. E trova le parole per interrogare il nostro mondo mentre racconta di quell'universo lontano e del suo equilibrio segreto e sostanziale, dove le domande avevano risposte chiare come le tessere di un abbecedario, l'alfabeto elementare di «quando gli oggetti e il loro nome erano misteri non ancora separati dalla violenza sottile dell'analisi logica».

Valutazioni e recensioni

4,4
100 recensioni
Giovanni C.
4 dicembre 2019
Se con "Cristo si è fermato a Eboli" Carlo Levi apriva una finestra sul mondo dimenticato della Basilicata, con l'Accabadora l'autrice ci fa entrare nel "folklore" e nelle tradizioni della Sardegna rurale. La storia è incentrata sulla figura di una donna che "porta la morte" ai malati terminali su volontà dei famigliari e su una bambina da lei "acquistata" dalla madre naturale. La lettura è scorrevole, l'autrice non si perde in descrizioni pompose ed inutili e tiene sempre viva l'attenzione del lettore.
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Fabrizio Marangoni
24 giugno 2013
Il ritmo elegante della scrittura aiuta ad entrare nella vita contadina dell'Italia di ieri. Io che sono romagnolo rivedo le mie nonne le zie comportarsi con le stesse regole morali e lo stesso rigore tradizionale . Una bella novella recitata da personaggi statuari e descritta in modo mirabile
3 persone hanno trovato utile questa recensione
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Un utente Google
24 gennaio 2018
Un bellissimo romanzo. Mi ha ricordato L'arminuta ( che ho letto con molto piacere) ♡ emozionante e veramente coinvolgente. Da sarda non posso che comprendere la bellezza della Murgia nel raccontare il nostro territorio ♡
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