Questo libro non è solo il resoconto di una conversazione tra un maestro e il suo allievo, ma una vera e propria dichiarazione filosofica che segna il passaggio dal pensiero di Socrate a quello di Platone. Nell' Alcibiade , Platone rende un omaggio profondo al suo maestro, non limitandosi a descriverne il metodo, ma celebrandone l'intera missione etica e intellettuale.
L'eredità di Socrate risplende in ogni pagina di questo dialogo. La celebre maieutica socratica, l'arte di far "partorire" la verità dall'interno dell'interlocutore, è qui applicata con maestria. Socrate non fornisce risposte, ma pone domande che smantellano le certezze superficiali di Alcibiade, un giovane che incarna il potenziale e l'arroganza dell'Atene del suo tempo. Il cuore dell'interrogazione è l'imperativo "conosci te stesso", una massima che per Socrate non è un semplice invito all'introspezione, ma il fondamento di ogni virtù e di ogni agire politico. Egli dimostra ad Alcibiade che l'ambizione di governare gli altri è vana se non si è prima capaci di governare la propria anima.