Nel febbraio 408 a.C., sotto cieli siciliani sferzati dalla pioggia, Aiace, oplita esiliato da Mazara per aver servito Selinunte, guida un manipolo di cuori infranti – Troilos, Antenor, Agenor, Castore e la fiera Creusa – per strappare le loro amate, Leda, Ecuba, Polissena e Laodice, dalle grinfie di trafficanti di schiavi diretti al mercato di Siracusa. Da Segesta, il loro viaggio di 250 chilometri è un’odissea di fango, sangue e giuramenti, tra boschi oscuri, l’Anapo ribollente e l’Etna che ruggisce come Tifone. Il ciottolo lucido di Leda, talismano d’amore, arde nel cuore di Aiace. In un’epica di amore indomito e libertà rubata, sfidano uomini e dei, ma gli spettri di Selinunte e Mazara, ora cartaginese, sussurrano vendetta.